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giovedì 28 agosto 2025

I SANTI, INTERCESSORI O ESEMPI DI VITA? / Prepariamoci ad accogliere il corpo di san Castrese. 28-08-2025.



Non si possono conciliare superstizioni e fede. La superstizione è una violazione diretta del primo comandamento oltre che un’offesa all'intelligenza. Non puoi avere un piede di qua e l’altro di là.  (La Gioia del Vangelo: SE HAI OGGETTI DI SUPERSTIZIONE ADDOSSO O A CASA, NON PUOI DIRE DI CREDERE IN DIO / XXI sett. T.O., dispari, 2025.). 

Ma c'è anche il problema del culto dei santi. In quel caso i due piedi stanno dalla parte buona ma forse si cammina male, zoppicando. A cosa servono dunque i santi e come ce li presenta la Chiesa? Ne ho già parlato per la canonizzazione di Carlo Acutis (La Gioia del Vangelo: PERCHÉ QUALCUNO NON VORREBBE CANONIZZARE CARLO ACUTIS? / 28 luglio 2025) ma credo sia opportuno riprendere l’argomento in modo completo al momento in cui ci organizziamo per ricevere le reliquie di san Castrese. 

Incarnandosi e facendosi nostro fratello, Gesù ci ha testimoniato l’amore infinito di Dio per noi, che è realmente onnipotente. I musulmani limitano l'onnipotenza di Dio: essendo trascendente, assoluto, per loro Dio rimane nel suo cielo, può essere solo ‘akbar, il più grande, e non può farsi ‘asgar, il più piccolo. Invece l’incarnazione è vicinanza, testimonia il nostro valore agli occhi di Dio: prendendo la mia natura, Dio mi dona la sua natura, mi divinizza. A questo punto, se Dio è talmente misericordia, vicinanza, onnipotenza, a che cosa mi servono i santi? Gesù è l’unico nome dato agli uomini in cui possiamo essere salvati (Atti degli Apostoli 4, 12) “Perché se con la tua bocca proclamerai: "Gesù è il Signore!", e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. … Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10,9-10.13). L’uomo Gesù è l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini (1 Timòteo 2, 5). Quindi il nostro rapporto con Dio è diretto. Dio non ci ha dato i santi perché noi, indegni, non abbiamo il diritto di avvicinarci direttamente a lui. Dice la Scrittura: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno”. (Ebrei 4, 16). Un figlio non ha bisogno di intermediari per andare da suo Padre che lo ama. Certo, non significa superficialità. Molti affermano di avere un contatto diretto con Dio, ma in realtà parlano solo con sé stessi. I santi essendo i nostri fratelli maggiori nella fede ci incoraggiano in questo cammino con Dio. Inoltre chi è ancora lontano dalla fede si rivolge a loro in maniera un po' pagana, senza cercare un contatto faccia a faccia. Cerca solo grazie - salute, lavoro, amore… -  con le immagini, i luoghi e le preghiere speciali, le statue, ecc.  “Voi infatti osservate scrupolosamente giorni, mesi, stagioni e anni!” rimprovera Paolo (Gàlati 4, 10). Ma queste pratiche possono essere tappe nel cammino verso Cristo: non si nasce cristiani, lo si diventa, abitualmente a piccoli passi; inoltre siamo esseri sacramentali ed esprimiamo la fede attraverso dei gesti e degli oggetti simbolici. Guai però a fermarsi a questo modo di essere cristiani.

Gesù è venuto perché prendiamo in mano la nostra vita, assumiamo tutta la nostra condizione umana, fragile ma già glorificata, abitata dentro del dono della vita divina. Dobbiamo dunque camminare, svilupparci in umanità e grazia, “finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Efesini 4, 13). 

Infatti la Chiesa ci presenta i santi soprattutto come esempi: un cristiano defunto viene chiamato Venerabile quando l’esame scrupoloso delle sue virtù lo presenta come un testimone e un esempio di vita evangelica. Viene dichiarato Beato quando un miracolo incontestabile avvenuto per sua intercessione dimostra che egli sta in paradiso. È quindi un esempio del senso della vita cristiana: raggiungere il paradiso, e una prova supplementare che la vita eterna esiste. Infine viene dichiarato Santo o Canonizzato (dichiarato Canone, cioè Metro di santità cristiana) quando un altro miracolo conferma questa valutazione da parte di Dio stesso. Cioè il suo esempio di fede è totalmente limpido e degno di essere seguito. Padre Dehon doveva essere beatificato nel 2005 ma si scoprì qualche suo articolo con frasi di sapore antisemita e la Chiesa fermò tutto. Non sarebbe stato un buon modello da imitare. 

Che posto ha allora l’intercessione dei santi? Viviamo fin da quaggiù una vita in continua relazione con gli altri e ci aiutiamo a vicenda. Non solo il Signore ha promesso di essere presente in mezzo a due o più riuniti nel suo nome ma ha promesso di esaudire la preghiera di due o più che si mettono d’accordo per chiedere una cosa (Matteo 18, 19). C'è anche l’episodio di Paolo negli atti: “Dio intanto operava prodigi non comuni per mano di Paolo, al punto che mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano”. (Atti degli Apostoli 19, 11-12).

Sant’Agostino a suo tempo spiega che ci sono meno miracoli nella Chiesa che nel passato perché lo scopo del Signore non è donare grazie, ma formare dei cristiani. I miracoli servivano ad attirare i pagani, a rendere credibile l'annuncio cristiano. Giunta a termine questa prima fase di implantazione del Cristianesimo non c'è più bisogno di tanti miracoli. Allora i santi sono senz'altro intercessori ma soprattutto esempi di vita da cui ispirarsi. Ma quante persone si rivolgono alla Madonna o a san Castrese e invece di chiedere grazie, chiedono di poter imitare le loro virtù? 


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