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lunedì 29 aprile 2024

D.I. 07 SVILUPPI DEL PENSIERO CRISTIANO nn. 12-13 di Dignitas infinita.


12. Gesù nasce e cresce in condizioni umili e rivela la dignità dei bisognosi e dei lavoratori.[20] Nel corso del suo ministero, Gesù afferma il valore e la dignità di tutti coloro che portano l’immagine di Dio, indipendentemente dalla loro condizione sociale e dalle circostanze esterne. Gesù ha abbattuto le barriere culturali e cultuali, ridando dignità alle categorie degli “scartati” o a quelle considerate ai margini della società: gli esattori delle tasse (cf. Mt 9, 10-11), le donne (cf. Gv 4, 1-42), i bambini (cf. Mc 10, 14-15), i lebbrosi (cf. Mt 8, 2-3), gli ammalati (cf. Mc 1, 29-34), i forestieri (cf. Mt 25, 35), le vedove (cf. Lc 7, 11-15). Egli guarisce, sfama, difende, libera, salva. Egli è descritto come un pastore sollecito per l’unica pecora smarrita (cf. Mt 18, 12-14). Egli stesso si identifica con i suoi fratelli più piccoli: «ciò che avrete fatto al più piccolo dei miei, l’avrete fatto a me» (Mt 25, 40). Nel linguaggio biblico, i “piccoli” non sono solo i bambini di età, ma i discepoli indifesi, i più insignificanti, i reietti, gli oppressi, gli scartati, i poveri, gli emarginati, gli ignoranti, i malati, i declassati dai gruppi dominanti. Il Cristo glorioso giudicherà in base all’amore verso il prossimo che consiste nell’aver assistito l’affamato, l’assetato, lo straniero, il nudo, l’ammalato, il carcerato, con i quali egli stesso si identifica (cf. Mt 25, 34-36). Per Gesù, il bene fatto a ogni essere umano, indipendentemente dai legami di sangue o di religione, è l’unico criterio di giudizio. L’apostolo Paolo afferma che ogni cristiano deve comportarsi secondo le esigenze della dignità e del rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani (cf. Rm 13, 8-10), secondo il comandamento nuovo della carità (cf. 1Cor 13, 1-13).


Sviluppi del pensiero cristiano

13. Lo sviluppo del pensiero cristiano ha poi stimolato e accompagnato i progressi della riflessione umana sul tema della dignità. L’antropologia cristiana classica, basata sulla grande tradizione dei Padri della Chiesa, ha messo in rilievo la dottrina dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio ed il suo ruolo singolare nella creazione.[21] Il pensiero cristiano medievale, vagliando criticamente l’eredità del pensiero filosofico antico, è pervenuto ad una sintesi della nozione di persona, riconoscendo il fondamento metafisico della sua dignità, come attestano le seguenti parole di san Tommaso d’Aquino: «la persona significa quanto di più nobile c’è in tutto l’universo, cioè il sussistente di natura razionale».[22] Tale dignità ontologica, nella sua manifestazione privilegiata attraverso il libero agire umano, è stata poi messa in risalto soprattutto dall’umanesimo cristiano del Rinascimento.[23] Anche nella visione di pensatori moderni, quali Cartesio e Kant, che pure hanno messo in discussione alcuni dei fondamenti dell’antropologia cristiana tradizionale, si possono avvertire con forza echi della Rivelazione. Sulla base di alcune riflessioni filosofiche più recenti circa lo statuto della soggettività teoretica e pratica, la riflessione cristiana è arrivata poi a sottolineare ancor più lo spessore del concetto di dignità, raggiungendo una prospettiva originale, come ad esempio il personalismo, nel XX secolo. Tale prospettiva non solo riprende la questione della soggettività, ma la approfondisce nella direzione dell’intersoggettività e delle relazioni che legano tra loro le persone umane.[24] Anche la proposta antropologica cristiana contemporanea si è arricchita del pensiero proveniente da quest’ultima visione.[25]


[20] Cf. S. Paolo VI, Discorso al Pellegrinaggio in Terra Santa: Visita alla Basilica dell’Annunciazione in Nazareth (5 gennaio 1964): AAS 56 (1964), 166-170.
[21] Tra gli innumerevoli riferimenti, cf. ad es. S. Clemente di Roma, 1 Clem. 33, 4s: PG 1, 273; Teofilo di Antiochia, Ad Aut. I, 4: PG 6, 1029; S. Clemente di Alessandria, Strom. III, 42, 5-6: PG 8, 1145; Ibidem, VI, 72, 2: PG 9, 293; S. Ireneo di Lione, Adv. Haer. V, 6, 1: PG 7, 1137-1138; Origene, De princ. III, 6,1: PG 11, 333; S. Agostino, De Gen. ad litt. VI, 12: PL 34, 348. De Trin. XIV, 8, 11: PL 42, 1044-1045.
[22] S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 29, a. 3, resp.: «persona significat id, quod est perfectissimum in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura».
[23] Si pensi solo a Giovanni Pico della Mirandola e al suo noto testo Oratio de hominis dignitate (1486).
[24] Per un pensatore ebreo come E. Levinas (1906-1995), l’essere umano è qualificato dalla sua libertà in quanto si scopre infinitamente responsabile dell’altro essere umano.
[25] Alcuni grandi pensatori cristiani del XIX e XX secolo, come san J.H. Newman, il beato A. Rosmini, J. Maritain, E. Mounier, K. Rahner, H.U. von Balthasar, ed altri, sono riusciti a proporre una visione dell’uomo che può validamente dialogare con le correnti di pensiero del nostro inizio del XXI secolo, qualunque sia la loro ispirazione, anche post-moderna.

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