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giovedì 19 ottobre 2023

AL DI LÀ DI OGNI MERITO / 06 Esort. Ap. "C'EST LA CONFIANCE" di Papa Francesco.


Al di là di ogni merito


18. Questo modo di pensare non contrasta con il tradizionale insegnamento cattolico circa la crescita della grazia, cioè che, giustificati gratuitamente dalla grazia santificante, siamo trasformati e resi capaci di cooperare con le nostre buone opere in un cammino di crescita nella santità. In tal modo veniamo elevati, così da poter aver reali meriti in ordine allo sviluppo della grazia ricevuta.

19. Teresina tuttavia preferisce mettere in risalto il primato dell’azione divina e invitare alla fiducia piena guardando l’amore di Cristo donatoci fino alla fine. In fondo, il suo insegnamento è che, dal momento che non possiamo avere alcuna certezza guardando a noi stessi, [28] nemmeno possiamo esser certi di possedere meriti propri. Pertanto non è possibile confidare in questi sforzi o adempimenti. Il Catechismo ha voluto citare le parole di Santa Teresina quando dice al Signore: «Comparirò davanti a te con le mani vuote», [29] per esprimere che «i santi hanno sempre avuto una viva consapevolezza che i loro meriti erano pura grazia». [30] Questa convinzione suscita una gioiosa e tenera gratitudine.

20. Quindi, l’atteggiamento più adeguato è riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di un Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù. [31] Per questa ragione Teresa mai usa l’espressione, frequente al suo tempo, “mi farò santa”.

21. Tuttavia, la sua fiducia senza limiti incoraggia coloro che si sentono fragili, limitati, peccatori, a lasciarsi portare e trasformare per arrivare in alto: «Ah, se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola tra tutte le anime, l’anima della sua piccola Teresa, non una sola di esse dispererebbe di giungere in cima alla montagna dell’amore! Infatti Gesù non chiede grandi azioni, ma soltanto l’abbandono e la riconoscenza» [32].

22. Questa stessa insistenza di Teresina sull’iniziativa divina fa sì che, quando parla dell’Eucaristia, non ponga in primo piano il suo desiderio di ricevere Gesù nella santa Comunione, ma il desiderio di Gesù che vuole unirsi a noi e abitare nei nostri cuori. [33] Nell’ Offerta all’Amore Misericordioso, soffrendo per non potere ricevere la Comunione tutti giorni, dice a Gesù: «Resta in me, come nel tabernacolo» [34]. Il centro e l’oggetto del suo sguardo non è lei stessa con i suoi bisogni, ma Cristo che ama, che cerca, che desidera, che dimora nell’anima.


[28] Lo ha spiegato il Concilio di Trento: «Così ciascuno nel considerare se stesso, la propria debolezza e le cattive disposizioni, ha motivo di avere paura e di temere circa la propria grazia» ( Decreto sulla giustificazione, IX: DS, 1534). Lo riprende il Catechismo della Chiesa Cattolica quando insegna che è impossibile avere certezza guardando a sé stessi o alle proprie azioni (cfr n. 2005). La certezza della fiducia non si trova in sé stessi, il proprio io non offre basi per questa sicurezza, che non si fonda sull’introspezione. In qualche modo lo esprimeva San Paolo: «Io neppure giudico me stesso, perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!» ( 1 Cor 4,3-4). San Tommaso d’Aquino lo spiegava nel modo seguente: visto che la grazia «non risana l’uomo totalmente» ( Summa Theologiae, I-II, q. 109, art. 9, ad 1), «rimane una certa ombra d’ignoranza nell’intelletto» ( ibid., co).

[29] Pr 6: 943.

[30] Catechismo della Chiesa Cattolica, 2011.

[31] Lo afferma anche con chiarezza il Concilio di Trento: «Nessun uomo pio può dubitare della misericordia di Dio» ( Decreto sulla giustificazione, IX: DS 1534). «Tutti debbano nutrire e riporre fiducia fermissima nell’aiuto di Dio» ( Ibid., XIII: DS 1541).

[32] Ms B, 1vº: 218.

[33] Cfr Ms A, 48vº: 151; LT 92, A Maria Guérin (30 maggio 1889): 384-385.

[34] Pr 6: 941.


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