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Papa Francesco a Lampedusa. |
Nel quinto anniversario
della sua visita a Lampedusa (il suo primo viaggio) Papa Francesco ha voluto
celebrare oggi una Messa per i migranti, con
le letture del giorno. Con lo sguardo rivolto a tutte le situazioni presenti
ovunque nel mondo intero, il Papa ancora una volta ci aiuta a comprendere le esigenze
del Vangelo. Lo ascolteremo come il Pastore Universale che ci ha dato il Signore,
oppure diremo: “io non calpesto i poveri e non stermino nessuno, io non c’entro”
come quelle persone che passarono accanto all’uomo ferito sulla strada di Gerico
e che egli ricorda nell’indirizzo in spagnolo rivolto ai volontari venuti dalla
Spagna? (Dopo il testo pronunciato in spagnolo dal Papa do la traduzione italiana).
Omelia del Santo Padre
Voi che calpestate il povero e sterminate gli umili […]. Ecco, verranno giorni in cui manderò la fame nel paese; [...] fame di ascoltare le parole del Signore» (Am 8,4.11).
Voi che calpestate il povero e sterminate gli umili […]. Ecco, verranno giorni in cui manderò la fame nel paese; [...] fame di ascoltare le parole del Signore» (Am 8,4.11).
Il monito del profeta
Amos risulta ancora oggi di bruciante attualità. Quanti poveri oggi sono
calpestati! Quanti piccoli vengono sterminati! Sono tutti vittime di quella
cultura dello scarto che più volte è stata denunciata. E tra questi non posso
non annoverare i migranti e i rifugiati, che continuano a bussare alle porte
delle Nazioni che godono di maggiore benessere.
Cinque anni fa, durante
la mia visita a Lampedusa, ricordando le vittime dei naufragi, mi sono fatto
eco del perenne appello all’umana responsabilità: «“Dov’è il tuo fratello? La
voce del suo sangue grida fino a me”, dice Dio. Questa non è una domanda
rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi»
(Insegnamenti 1 [2013], vol. 2, 23). Purtroppo le risposte a questo appello,
anche se generose, non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere
migliaia di morti.
L’odierna acclamazione al Vangelo contiene l’invito di Gesù: «Venite a me, voi
tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Il
Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha
bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri
occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle
nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le
ingiustizie commesse nel silenzio – talvolta complice – di molti. In effetti,
dovrei parlare di molti silenzi: il silenzio del senso comune, il silenzio del
“si è fatto sempre così”, il silenzio del “noi” sempre contrapposto al
“voi”. Soprattutto, il Signore ha bisogno del nostro cuore per manifestare l’amore misericordioso di Dio verso gli ultimi, i reietti, gli abbandonati, gli emarginati.
Nel Vangelo di oggi,
Matteo racconta il giorno più importante della sua vita, quello in cui è stato
chiamato dal Signore. L’Evangelista ricorda chiaramente il rimprovero di Gesù
ai farisei, facili a subdole mormorazioni: «Andate a imparare che cosa vuol
dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”» (9,13). È un’accusa diretta
verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il
sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una
tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura
nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una
condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece
di ponti.
Di fronte alle sfide
migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della
misericordia; una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione
delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una
gestione oculata. Politica giusta è quella che si pone al servizio della
persona, di tutte le persone interessate; che prevede soluzioni adatte a
garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti; che
sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri
Paesi, in un mondo sempre più interconnesso. E’ a questo mondo che guardano i
giovani.
Il Salmista ci ha
indicato l’atteggiamento giusto da assumere in coscienza davanti a Dio: «Ho
scelto la via della fedeltà, mi sono proposto i tuoi giudizi» (Sal 119,30). Un
impegno di fedeltà e di retto giudizio che ci auguriamo di portare avanti
assieme ai governanti della terra e alle persone di buona volontà. Per questo
seguiamo con attenzione il lavoro della comunità internazionale per rispondere
alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee, armonizzando sapientemente
solidarietà e sussidiarietà e identificando risorse e responsabilità.
Desidero concludere con alcune parole in spagnolo, dirette particolarmente ai fedeli che sono venuti dalla Spagna.
Desidero concludere con alcune parole in spagnolo, dirette particolarmente ai fedeli che sono venuti dalla Spagna.
Quise
celebrar el quinto aniversario de mi visita a Lampedusa con ustedes, quienes
representan los socorristas y los rescatados en el Mar Mediterráneo. A los
primeros quiero expresar mi agradecimiento por encarnar hoy la parábola del
Buen Samaritano, quien se detuvo a salvar la vida del pobre hombre golpeado por
los bandidos, sin preguntarle cuál era, su procedencia, sus razones de viaje o
sus documentos…: simplemente decidió de hacerse cargo y de salvar su vida. A
los rescatados quiero reiterar mi solidaridad y aliento, ya que conozco bien
las tragedias de las que se están escapando. Les pido que sigan siendo testigos
de la esperanza en un mundo cada día más preocupado de su presente, con muy
poca visión de futuro y reacio a compartir, y que con su respeto por la cultura
y las leyes del país que los acoge, elaboren conjuntamente el camino de la
integración.
(Ho voluto celebrare il quinto anniversario della mia
visita a Lampedusa con voi, che rappresentate i soccorritori e i salvati nel Mare Mediterraneo. Ai primi voglio
esprimere il mio ringraziamento per incarnare oggi la parabola del Buon
Samaritano, che si fermò a salvare la vita del povero uomo colpito dai banditi,
senza chiedergli chi era, la sua provenienza, i motivi del suo viaggio o i suoi
documenti … ; semplicemente decise di farsene carico e di salvare la sua vita. Ai
salvati voglio reiterare la mia solidarietà e incoraggiamento, visto che conosco
bene le tragedie dalle quali stanno fuggendo. Vi chiedo di continuare ad essere
testimoni della speranza in un mondo ogni giorno più preoccupato del suo
presente, con molto poca visione del futuro e restio a condividere, e che con il
vostro rispetto per la cultura e le leggi del paese che vi accoglie, elaboriate
insieme il cammino della integrazione.)
Chiedo allo Spirito
Santo di illuminare la nostra mente e di infiammare il nostro cuore per
superare tutte le paure e le inquietudini e trasformarci in docili strumenti
dell’amore misericordioso del Padre, pronti a dare la nostra vita per i
fratelli e le sorelle, così come ha fatto il Signore Gesù Cristo per ciascuno
di noi.
Prima Lettura
Am 8, 4-6. 9-12
Manderò la fame nel paese; non fame di pane ma di ascoltare le parole del Signore.
Manderò la fame nel paese; non fame di pane ma di ascoltare le parole del Signore.
Dal libro del profeta Amos
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
«In quel giorno
– oracolo del Signore Dio –
farò tramontare il sole a mezzogiorno
e oscurerò la terra in pieno giorno!
Cambierò le vostre feste in lutto
e tutti i vostri canti in lamento:
farò vestire ad ogni fianco il sacco,
farò radere tutte le teste:
ne farò come un lutto per un figlio unico
e la sua fine sarà come un giorno d’amarezza.
Ecco, verranno giorni
– oracolo del Signore Dio –
in cui manderò la fame nel paese;
non fame di pane né sete di acqua,
ma di ascoltare le parole del Signore».
Allora andranno errando da un mare all’altro
e vagheranno da settentrione a oriente,
per cercare la parola del Signore,
ma non la troveranno.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 118
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
«In quel giorno
– oracolo del Signore Dio –
farò tramontare il sole a mezzogiorno
e oscurerò la terra in pieno giorno!
Cambierò le vostre feste in lutto
e tutti i vostri canti in lamento:
farò vestire ad ogni fianco il sacco,
farò radere tutte le teste:
ne farò come un lutto per un figlio unico
e la sua fine sarà come un giorno d’amarezza.
Ecco, verranno giorni
– oracolo del Signore Dio –
in cui manderò la fame nel paese;
non fame di pane né sete di acqua,
ma di ascoltare le parole del Signore».
Allora andranno errando da un mare all’altro
e vagheranno da settentrione a oriente,
per cercare la parola del Signore,
ma non la troveranno.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 118
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Beato chi custodisce i suoi
insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.
e lo cerca con tutto il cuore.
Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.
Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi giudizi in ogni momento.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
dei tuoi giudizi in ogni momento.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
Ecco, desidero i tuoi
precetti:
fammi vivere nella tua giustizia.
Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.
Canto al Vangelo Mt 11,28
Alleluia, alleluia.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro, dice il Signore.
Alleluia.
Vangelo Mt 9, 9-13
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici.
fammi vivere nella tua giustizia.
Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.
Canto al Vangelo Mt 11,28
Alleluia, alleluia.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro, dice il Signore.
Alleluia.
Vangelo Mt 9, 9-13
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
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