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Battesimi di giovani e adulti in forte crescita in Francia |
51. Detto questo, per Atanasio e per i Padri Cappadoci, non si tratta semplicemente di pronunciare la formula trinitaria, ma il battesimo presuppone la fede nella divinità di Gesù Cristo. Così, l’insegnamento della retta fede è necessario e fa parte della pratica conforme al battesimo. Atanasio cita come fondamento la formulazione del comando in Mt 28,19: «Andate... insegnate... e battezzate».[72]Per questo Atanasio – come Basilio e Gregorio di Nissa[73]– negano ogni efficacia al battesimo ariano, perché coloro che considerano il Figlio come una creatura non hanno una giusta concezione di Dio Padre: colui che non riconosce il Figlio non comprende nemmeno il Padre e non “possiede” il Padre, dal momento che il Padre non ha mai cominciato ad essere Padre.[74]
[72] Cf. anche Basilio di Cesarea, Lo Spirito Santo X, 26, trad. it. di G. Azzali Bernardelli, Città Nuova, Roma 1998, pp. 121-122: «Per qual motivo noi siamo cristiani? Per la fede, potrebbe dire ognuno. In qual modo siamo salvati? Rinati dall’alto, evidentemente, per la sua grazia (conferitaci) nel battesimo. Come lo saremmo infatti diversamente? Avendo conosciuto questa salvezza assicurata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito santo, getteremo via la forma, “il tipo di insegnamento” (typon didachès, Rm 6,17) ricevuto? […] Se infatti il battesimo è per me principio di vita e se il primo dei giorni è quello della rigenerazione, è chiaro che la parola più preziosa fra tutte è quella pronunziata al momento in cui mi è stato fatto il dono dell’adozione filiale». Allo stesso modo, per quanto riguarda lo Spirito Santo: Atanasio, Lettere a Serapione I, 30,3, trad. it. di E. Cattaneo, Città Nuova, Roma 1986, p. 97.
[73] Atanasio, Trattati contro gli ariani II, 42,3, trad. it. di P. Podolak, p. 189; Basilio di Cesarea, Lo Spirito Santo X, 26, trad. it. di G. Azzali Bernardelli, pp. 121-123; Gregorio di Nissa, Grande discorso catechetico, 1,2, trad. it. di C. Moreschini, Gregorio di Nissa. Opere dogmatiche, Bompiani, Milano 2014, p. 205.
[74] Cf. Ambrogio, De fide ad Gratianum I, 9,58, in Sant’Ambrogio, Opere dogmatiche I. La Fede, a cura di C. Moreschini, pp. 82-85; ugualmente Zenone di Verona, Discorsi II 5,9, trad. it. di G. Banterle, Scrittori dell’area santambrosiana 1, Biblioteca Ambrosiana – Città Nuova, Milano-Roma 1987, p. 253.
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