Quando sono arrivato a Marano ho sentito tra l’altro nel cuore con forza: Quinto: non uccidere!
Non sapevo a cosa si potesse riferire esattamente. Ovunque - purtroppo - l’aborto è stato metabolizzato nelle nostre famiglie, “cristiane” e non. Nascono sempre meno bambini down, per esempio. Visto che la possibilità di avere figli down aumenta con l’età della madre e ci si sposa sempre più tardi, mentre non esiste cura contro questa sindrome, si arriva a farci una domanda globale molto logica e triste.
Ma soprattutto nel nostro mondo occidentale sta crescendo la violenza privata. La malavita organizzata uccide di meno. Per le sanzioni penali più difficili da evitare e le vendette incrociate cominciano a comprendere che conviene trovare altri mezzi di pressione per imporsi. Invece aumentano le violenze private, fino all’omicidio, specialmente tra giovani, per uno sgarro, per gelosia, per “motivi futili”, perché si portano senza ragione seria, pistole, coltelli. In un anno abbiamo assistito a Marano stesso a due omicidi volontari per questo tipo di motivi. L’ultimo, ieri è stato omicidio-suicidio per gelosia.
Il quinto comandamento dice: non uccidere. Per Dio non sono mai giustificato se prendo l’iniziativa di uccidere (la legittima difesa è molto ristretta e non ammette mai di uccidere in modo preventivo). Ma la gelosia, la collera, l’ingranaggio delle provocazioni, sono forze molto potenti che possono travolgere qualcuno se non ha valori umani profondamente radicati o una vera vita di preghiera.
Domenica prossima, ascolteremo dalla passione di Gesù secondo san Luca, un passo terribilmente attuale : “Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?". (Luca 23,27-31).
Mamme, genitori, come avete cresciuto i vostri figli nella fede? Sono legno verde oppure legno secco?
Ci sono tre cose riguardo all’uomo: la carne, la legge e lo Spirito.
La carne sono le pulsioni, i desideri più forti, come l’attrazione sessuale, l’innamoramento, il desiderio di possesso, di dominare, di essere liberi e di liberarsi dalle tutele, il senso profondo di giustizia e il rifiuto di subire ingiustizie, umiliazioni. Guidate dall’egoismo queste cose comandano su di me. Fondamentalmente, tutti siamo sotto il dominio della carne che porta al peccato, al male (Romani 3, 9).
La Legge è il cammino guidato da Dio che fa prendere coscienza di ciò che è giusto e permette di arginare le pulsioni della carne e dell’egoismo. È rivelata ai credenti ma accessibile a tutti gli uomini retti.
Lo Spirito è lo Spirito di Cristo che egli effonde sui credenti e in misura forse minore ma reale su chiunque si apre alla guida dell’amore.
Si è detto a giusta ragione che l’educazione religiosa nella Chiesa prima del Concilio era troppo improntata alla Legge, ai precetti. Non poteva essere diversamente, essendo un ambiente di cristianità dove si era “cristiani per nascita” e non per scelta, non per un incontro con Cristo risorto, e purtroppo anche per la nostra mediocrità di guide ed educatori cristiani.
Col Concilio si è quindi capito che la Legge e il legalismo non erano sufficienti, non portavano alla religione di amore che voleva Gesù. L’arrivo della Società dei consumi, il desiderio di libertà e di affrancarsi dai ricordi della seconda guerra mondiale, e altri fattori, hanno fatto il resto. Sappiamo come dopo il Concilio è venuto il ‘68 e il “vietato vietare”. È vero che il cristiano supera l’era della Legge: “Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene”. (Romani 8, 9), ma : “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gàlati 5, 22).
Quindi la religione della libertà, dell’amore, dello Spirito, presuppongono seguire Gesù nel suo cammino di rinuncia e di dominio di sé. Presuppongono una Nuova Nascita nella logica di Cristo e un combattimento spirituale quotidiano contro sé stesso. Liberarsi dalla Legge con troppa superficialità senza una profonda formazione cristiana produce nella società e nella Chiesa questo risultato spaventoso: non c'è più la Legge, non c'è lo Spirito e quindi rimane solo la carne. Con tutte le conseguenze che vediamo oggi, di persone che non solo non hanno Cristo come punto di riferimento ma nemmeno hanno quella indispensabile interiorità che permette all’uomo di essere persona, di maturare.
"Figlie di Gerusalemme, piangete su voi stesse e sui vostri figli!”
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