Continua dal post La Gioia del Vangelo: COME TI RIBALTO IL CONCILIO VATICANO II. 1/2
Nella sua Costituzione sulla Liturgia il Concilio parla così dell’Eucaristia e del suo immenso valore (Sacrosanctum Concilium § 9 e 10) :
La liturgia non esaurisce l'azione della Chiesa
9. La sacra liturgia non esaurisce tutta l'azione della Chiesa. Infatti, prima che gli uomini possano accostarsi alla liturgia, bisogna che siano chiamati alla fede e alla conversione: «Come potrebbero invocare colui nel quale non hanno creduto? E come potrebbero credere in colui che non hanno udito? E come lo potrebbero udire senza chi predichi? E come predicherebbero senza essere stati mandati?» (Rm 10,14-15). Per questo motivo la Chiesa annunzia il messaggio della salvezza a coloro che ancora non credono, affinché tutti gli uomini conoscano l'unico vero Dio e il suo inviato, Gesù Cristo, e cambino la loro condotta facendo penitenza [24]. Ai credenti poi essa ha sempre il dovere di predicare la fede e la penitenza; deve inoltre disporli ai sacramenti, insegnar loro ad osservare tutto ciò che Cristo ha comandato [25], ed incitarli a tutte le opere di carità, di pietà e di apostolato, per manifestare attraverso queste opere che i seguaci di Cristo, pur non essendo di questo mondo, sono tuttavia la luce del mondo e rendono gloria al Padre dinanzi agli uomini.
... ma ne è il culmine e la fonte
10. Nondimeno la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei « sacramenti pasquali », a vivere « in perfetta unione » [26]; prega affinché « esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede » [27]; la rinnovazione poi dell'alleanza di Dio con gli uomini nell'eucaristia introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa. Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall'eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa.
La Chiesa ha dunque molto chiaro che la fede è necessaria PRIMA di ricevere il battesimo, una fede provata e matura, che trova la sua radice nell’annuncio di Cristo crocifisso e risorto, e comporta la conversione a lui come Signore e guida, e al suo messaggio d’amore. La santificazione, cioè la piena e perfetta adesione a “tutto ciò che Cristo ha comandato” (vedi Matteo 28,20), continua dopo il battesimo, anche con la grazia della vita sacramentale, perché Gesù ci accompagna “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,21). Quindi si tratta sempre di processi graduali, dove l’eucaristia è il culmine e la fonte. Cammino, processi, iniziazione, culmine. Sono tutte parole che indicano la stessa realtà: ricevere l’annuncio del Mistero Pasquale di Gesù dalla Chiesa, credere in esso e convertirsi a lui come Signore e verità che salva, pentendosi dei propri peccati fatti quando “Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime” (1 Pietro 2, 25) per poter finalmente partecipare all’Eucaristia come discepoli ormai FEDELI.
Ma, invece di seguire il Concilio che dice che l’eucaristia è il culmine e la fonte dell’azione e dell’energia della Chiesa, giustificandolo pienamente con argomenti tratti dalla Scrittura, qualcuno ha preso l’abitudine di rovesciare questa frase. Per cui si dice e si scrive che “l’eucaristia è fonte e culmine” e non “culmine e fonte”. Ma in fondo che cambia? Non è forse vero che dopo essere stato culmine l’eucaristia è fonte e quindi diventa fonte poi culmine, poi ancora culmine e fonte e di nuovo fonte e culmine? Preso in questo senso è verissimo. Ma non ci impuntiamo su dettagli. Se il Concilio dice “culmine e fonte” con un ragionamento biblico e spirituale, che mentalità ci può essere dietro il voler dire e scrivere “fonte e culmine”? Rovesciare intenzionalmente il dettato del Concilio Ecumenico Vaticano II corrisponde a una mentalità che prima era comune nel clero e nel popolo cristiani : Gesù è venuto e ha fissato tutto una volta per sempre, tra cui la Liturgia e i sette sacramenti. Si comprende allora che non c'è bisogno di evangelizzare. Nascendo in una famiglia e un popolo cristiani si è già cristiani naturalmente. Basta dare i sacramenti che contengono la potenza della grazia e istruire nella dottrina. Si trasforma così i sacramenti in una magia. E, in pratica, se qualcuno è “una brava persona” ed è battezzato, è già cristiano, anche se l’istruzione cristiana è trascurata.
Per difendere la verità del Vangelo bisogna stare attento a certi errori, certe nostalgie, agli "indietrismi" che distorcono la dinamica della salvezza e riducono l'opera di Cristo da fede a religione, una tra le tante.
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