domenica 1 dicembre 2024

IL CROCIFISSO IN TUTTE LE SCUOLE? / 01 Dic. 2024




Sta girando in questi giorni la foto di una ragazza sorridente che tiene in mano un grande crocifisso e una frase che dice: sei favorevole che il crocifisso ritorni in tutte le scuole? In genere i commenti sono tutti molto favorevoli, senza se e senza ma. È chiaro che non dispiace neppure a me trovare un crocifisso sulla parete di un’aula scolastica.

Ma è veramente questo il problema? Crocifissi senza cristiani, vale la pena? Preferirei mille volte trovare piuttosto cristiani che conoscono Gesù e il suo Vangelo e lo mettono in pratica, mentre la maggior parte dei battezzati adulti non conosce nemmeno i dieci comandamenti e non sa che questi hanno uno stretto rapporto con la loro vita. Riassumendo e annoiando qualcuno per ribadire temi di base, in Italia non mancano tanto i crocifissi quanto piuttosto mancano i cristiani. La prima evangelizzazione, dalla risurrezione di Gesù in poi, si è fatta senza crocifissi sui muri ma attraverso vite cambiate: "La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza". (1 Corinzi 2, 4; vedi 1 Pietro 3, 1). E lo stato generale del Cristianesimo nella società e nelle famiglie oggi conferma che i crocifissi sulle pareti non evangelizzano. 

Molto probabilmente questa campagna a favore del crocifisso non ha un’origine spontanea ma politica in quanto c'è una proposta di legge di rendere obbligatoria l'esposizione del crocifisso in luogo «elevato e ben visibile» quale “elemento essenziale e costitutivo e perciò irrinunciabile del patrimonio storico e civico-culturale dell’Italia” («Disposizioni concernenti l’esposizione del Crocifisso nelle scuole e negli uffici delle pubbliche amministrazioni»). Lungi da me voler togliere un solo segno cristiano dai luoghi pubblici anche perché questa tradizione è vissuta generalmente senza che nessuno si senta offeso o discriminato e corrisponde alla situazione riconosciuta dal Concordato del 1984. Il problema quindi è che, in genere, chi non vuole il crocifisso e chi invece lo vuole ribadire per legge, prende posizione più per motivi ideologici, o elettorali, di partito, che di genuina fede o di riflessione seria su valori educativi e culturali.  

Si afferma che il crocifisso esprime un valore universale di amore e di attenzione alla giustizia e quindi non è divisivo. Sul piano solo umano è assolutamente vero. In un ambiente di cristianità questa argomentazione è evidente. E pur sapendo che in quel crocifisso i cristiani vedono il Dio fatto uomo, col necessario rispetto e tatto nel proporlo, la sua rappresentazione può essere accettata dai nostri fratelli ebrei che sanno vivere con intelligenza e amicizia in paesi di tradizione cristiana. Invece con i musulmani il discorso può cambiare. In genere accettano che, come nei paesi musulmani vige la legge islamica, in Italia sia in vigore la "legge cristiana". Ma bisogna rendersi conto che per un musulmano il crocifisso è una bestemmia perché il Corano nega che il profeta Gesù sia stato crocifisso, e, inoltre, questa figura di uomo nudo è indecente. Il musulmano pio ripete più volte al giorno che noi cristiani siamo gli smarriti (Sura 1, detta “Fatiha”). Quindi è "offensivo". Questo non significa che ognuno può permettersi di prendere iniziative "selvagge". A Vigevano nel 2015 un minorenne di origine nordafricana è stato sospeso dalla scuola per 20 giorni perché si era permesso di staccare il crocifisso dal muro dell’aula. Personalmente - sicuro che è stato fatto capire al ragazzo il motivo della sanzione - approvo totalmente questa sospensione. Tutto si deve fare nel dialogo e nel rispetto dei sentimenti religiosi degli altri, delle istituzioni, del materiale e della disciplina comuni.  


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