Alberi con le radici nell'acqua,
simbolo di benedizione divina
Così dice il Signore: 5 "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore.
6 Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
7 Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia.
8 È come un albero piantato lungo un corso d'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell'anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti.
9 Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere?
10 Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni. (Geremia 17,5-10)
Questo passo è molto conosciuto anche se in genere viene citato solo parzialmente rendendo difficile la comprensione esatta di questa Parola di Dio e privandoci delle bellissime immagini del tamerisco in terra di salsedine e dell’altro albero vicino al corso d’acqua che non teme la siccità.
Cosa significa questa maledizione per chi confida nell’uomo?
Non posso vivere senza un certo livello di fiducia negli altri. Altrimenti non potrei nemmeno fare la spesa, per esempio. Nell'espressione della Bibbia si tratta di ben altro. Cercando di tradurre più letteralmente potremmo dire: maledetto l’uomo che mette la sua sicurezza nell’Adam, cioè l’uomo fatto di terra, che pensa che gli basta come sostegno il “basar”, la carne, cioè l’uomo che è fragilità e polvere e polvere ritornerà. Credendo di poter essere sicuro con il fragile e passeggero uomo, ossia tutte le sue relazioni umane e lui stesso, i suoi progetti, la sua intelligenza, si allontana nel profondo (il cuore) dal Signore. C'è quindi una scelta di allontanare il Signore dal centro della propria vita, una scelta di orgoglio. Non si tratta della buona fede di chi non conosce Dio e crede che esistano solo gli aiuti umani. Certamente l’ignoranza di Dio non porta buoni frutti ma è meno grave di chi sceglie di non rendere conto a chi l’ha creato ed lo esclude.
Ma, invece confidare nel Signore (avere la sua sicurezza in lui), è riposare profondamente sul suo amore e la sua sapienza, appoggiarsi alla sua provvidenza, senza escludere la natura umana: Dio ci ha creati a sua immagine, cioè liberi, capaci di ragionamento e chiamati a realizzarci nella relazione, nella donazione reciproca. Ricevo tutto da Dio e mi relaziono a lui. Da questa sorgente ricevo dagli altri e dal creato e mi relaziono con essi. Cerco innanzitutto un rapporto buono con Dio che è creatore e fonte di vita, è quella corrente d’acqua verso la quale “stendo le mie radici”. Non temerò più quando quello che dovrei ricevere dagli altri si inaridirà, darò (loro) sempre i miei frutti perché ricevo da Dio una pienezza che può traboccare senza venire alterata dall’ingratitudine o dall’ingiustizia. Chi invece mette il suo cuore negli altri e non innanzitutto nel Signore, quando viene deluso, trattato ingiustamente, si scoraggia e si chiude in sé stesso, oppure diventa ancora più dipendente, elemosinando qualche briciola, "prostituendosi" per farsi accettare dagli altri. Quindi confidare in Dio non significa perdere la libertà e la capacità di ragionare, di relazionarsi con gli altri e amarli. È il contrario. Escludere Dio diminuisce la libertà e la lucidità nel ragionamento e nel rapportarsi agli altri e anche nella vita quotidiana porta a molti errori e impedisce la crescita personale.
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