Santa Scolastica prega perché il fratello non vada via. |
Nei giorni precedenti abbiamo visto che Dio ha dato
all’uomo un dinamismo, anzi, possiamo dire che gliel’ha imposto chiedendogli di
passare dalla incultura alla cultura attraverso l’impegno e l’ingegno, e dalla
natura solo umana alla natura innalzata alla profondità del Mistero di Dio attraverso
la fede. Se non cresce, l’uomo rimane incompiuto. Dopo il peccato originale l'uomo che non si apre alla fede rimane prigioniero della morte.
Oggi ricordiamo santa Scolastica, sorella di san
Benedetto. Ormai anziani tutti e due, Scolastica si recò dal fratello, come ne avevano
la consuetudine una volta all’anno, e passarono insieme tutta la giornata in un
edificio fuori dal monastero. La Regola voleva che un monaco non pernottasse mai
fuori, ma santa Scolastica chiese al fratello di non lasciarla sola quella notte.
Al rifiuto del fratello, si mise a pregare e scoppiò all’istante un terribile
uragano con scrosci di pioggia tali che non si poteva uscire fuori dalla casa.
I monaci rispettano sia la natura umana che il suo
progresso che si effettua attraverso la sapienza della Regola monastica. Ma, attraverso
la Carità, santa Scolastica compie la Regola superando il precetto, con la
complicità amorevole di Dio.
San Benedetto, da autore umano della Regola, dove avrebbe
dato ad altri una dispensa, ha osservato la Carità rifiutando a se stesso quello
che poteva essere visto come un suo cattivo esempio. Si sa che i potenti
impongono ai sudditi il loro giogo e si godono per sé le libertà, i dottori
della legge impongono sulle spalle della gente pesanti fardelli di osservanze e
precetti ma non vogliono muoverli neppure con il dito (cfr. Mt. 23,4). È tanto
facile cadere in queste trappole. Il seguace di Gesù è attento ad essere più severo
per se che per gli altri. Il martirio sembra tanto assurdo ma è un sublime atto
di carità.
Mentre il dinamismo vitale di Adamo ed Eva si lascia
ingannare e deviare dal demonio e “mangiano e toccano dell’albero proibito”
(prima lettura), e pensando di avere più vita raccolgono la morte, i monaci sono
quelli che “non mangiano e non toccano” fidandosi della Parola di Dio e della parola
sapiente della tradizione dei padri per avere in eredità la vita.
In un mondo in cui sembra che i modelli da proporre hanno
come presupposti di ignorare Dio e troppo spesso di andare contro la natura, la
pienezza che raggiungono questi due santi fratelli e le schiere che li hanno seguiti
sia per noi un richiamo salutare.
Chiediamo a Dio di fargli fiducia, di “non mangiare
e non toccare” all’unico scopo di realizzare valori d’amore più elevati e
raggiungere la piena statura di Cristo.
Prima Lettura
Gn 3, 1-8
Sareste come Dio, conoscendo il bene e il male.
Sareste come Dio, conoscendo il bene e il male.
Dal libro della Gènesi
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 31
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa.
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione.
Canto al Vangelo At 16,14
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.
Vangelo Mc 7, 31-37
Fa udire i sordi e fa parlare i muti.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
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