66. 2. La mediazione della Chiesa e l’inversione del concatenamento dogmatico: Trinità, cristologia, pneumatologia, ecclesiologia
2.1. Le mediazioni della fede e il ministero della Chiesa
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| Gesù stette in mezzo a loro e disse: "avete qui qualcosa da mangiare"? |
109. Questa verità salvifica ed efficace è esplicitata e comunicata a Nicea da un atto di interpretazione del testo biblico in termini che provengono dagli inni e dalla filosofia, e attraverso l’esercizio dell’intelligenza della fede. In effetti, tutta l’economia della Rivelazione biblica attesta che non bisognerebbe certamente intendere la forza della convinzione circa la verità cristologica nei termini di un fondamentalismo per il quale il senso delle Scritture è disponibile unicamente in modo immediato. Perché la tradizione interpretativa della dottrina ecclesiale e la ricerca dei teologi mostrano, al contrario, che la fede ha bisogno di molte mediazioni, a cominciare dalla prima unica e fondatrice, che è quella dell’umanità del Figlio unico, che egli ha ricevuto da Maria. Dio ha disposto che la sua verità divina inaudita si muovesse verso l’umanità attraverso la mediazione del suo Verbo incarnato: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (Mt 17,5; cf. 3,17). Inoltre, i differenti generi letterari nell’espressione della Rivelazione che costituiscono i libri biblici richiedono altrettante economie ermeneutiche.[166]Il Simbolo, nato dalla liturgia e proclamato in contesto liturgico, testimonia inoltre che la mediazione interpretativa non si riduce a un commento del testo, ma si fa gestis verbisque dove la fede è vissuta in una comunità di preghiera e di grazia.[167]È quanto leggiamo nel racconto di Lc 24, dove il Risorto in persona non si accontenta di dare una spiegazione attraverso l’esegesi della Legge e dei Profeti, ma infine anche lo fa attraverso la sua presenza e la sua autodonazione eucaristica, nello “spezzare il pane”, come spiega Papa Benedetto XVI in Verbum Domini:
Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico. L’Eucaristia ci apre all’intelligenza della Sacra Scrittura, così come la Sacra Scrittura a sua volta illumina e spiega il Mistero eucaristico. In effetti, senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell’Eucaristia, l’intelligenza della Scrittura rimane incompiuta.[168]
[166] «Per ricostruire l’intenzione degli agiografi si deve tenere conto tra l’altro anche dei generi letterari. Infatti, la verità viene diversamente proposta ed espressa nei testi secondo i diversi stili storici o profetici o poetici, o altri generi discorsivi. […] Ora, la Scrittura deve essere letta e interpretata con lo stesso Spirito con il quale è stata scritta», Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. Dogm. Dei Verbum, 18 novembre 1965, 12.
[167] «Questo progetto della rivelazione avviene con fatti e con parole (gestis verbisque) intrinsecamente connessi tra loro, sicché le opere compiute da Dio nella storia della salvezza manifestano e corroborano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole proclamano le opere e spiegano il mistero in esse contenuto», Dei Verbum, 18 novembre 1965, I, n. 2.
[168] Benedetto XVI, Esort. Ap. Verbum Domini sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, 30 settembre 2010, 55.

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