San Michele Arcangelo
Esorto a promuovere la devozione a San Michele Arcangelo e, a questo scopo, raccomando la preghiera composta da Leone XIII, suggerendo anche di recitarla, dopo la comunione, prima di concludere la Santa Messa. Di seguito una breve presentazione storica (di Antonio Tarallo) e il testo (latino ed italiano) della preghiera.
«Centoventidue anni fa moriva papa Leone XIII (1810-1903), il pontefice della “Rerum Novarum”, la prima enciclica sociale della Chiesa. Ma Leone XIII non è stato solamente il pontefice “sociale” che buona parte dei libri di storiografia giustamente ci consegna. È stato, infatti, anche l’autore di una particolare preghiera a san Michele Arcangelo, un vero e proprio esorcismo. E dietro a questa orazione si nasconde una storia affascinante, tutta da scoprire, da ricordare.
Era il 13 ottobre 1884 quando papa Leone XIII, mentre celebrava la Santa Messa nella sua cappella privata, ascoltò in maniera distinta due voci. Una, dolce; l’altra, aspra e dura. La prima voce era quella di Gesù; l’altra di satana. Il dialogo fra loro era molto animato: il maligno, infatti, avrebbe chiesto a Gesù più tempo e potere per poter distruggere la Chiesa. Il tempo richiesto per svolgere il suo piano era di 75 anni-100 anni: Gesù avrebbe acconsentito alla richiesta, precisando comunque che le porte dell’Inferno non avrebbero avuto certamente l’ultima parola.
Quella stessa esperienza mistica di Leone XIII si arricchì inoltre di una vera e propria visione. Lo stesso pontefice descrisse così cosa avevo visto: «Ho visto la Terra avvolta dalle tenebre e da un abisso; ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la Chiesa stessa, che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve san Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto san Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo».
Il pontefice era rimasto a bocca aperta di fronte a un simile scenario apocalittico. Appena destato, papa Leone XIII rientrò velocemente nel suo ufficio e scrisse, di getto, una preghiera a san Michele Arcangelo.
L’orazione, nella sua forma estesa, venne poi inserita nel libro degli esorcismi ufficiali della Chiesa e come tale, in casi di possessione, era recitabile solo da un sacerdote autorizzato. In questa versione la preghiera è assai lunga, a differenza di quella nella forma breve, che è più conosciuta.
Ne riportiamo solamente una parte: «[San Michele], venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei Cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che è chiamato diavolo e satana, che tende trappole a tutti». Poi, si faceva riferimento a ciò che il pontefice aveva visto: «Ora ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia».
(Continua ...)

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