giovedì 27 giugno 2024

D.I. 25 L'EUTANASIA E IL SUICIDIO ASSISTITO / Dignitas infinita, 51-52.


L’eutanasia ed il suicidio assistito

51. Esiste un caso particolare di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno. Presenta la peculiarità di utilizzare un concetto errato di dignità umana per rivolgerlo contro la vita stessa. Tale confusione, molto comune oggi, viene alla luce quando si parla di eutanasia. Ad esempio, le leggi che riconoscono la possibilità dell’eutanasia o del suicidio assistito si designano a volte come “leggi di morte degna” (“death with dignity acts”). È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera.

52. Certamente la dignità del malato in condizioni critiche o terminali chiede a tutti sforzi adeguati e necessari per alleviare la sua sofferenza tramite opportune cure palliative ed evitando ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato. Queste cure rispondono al «dovere costante di comprensione dei bisogni del malato: bisogni di assistenza, sollievo dal dolore, bisogni emotivi, affettivi e spirituali».[94] Ma un tale sforzo è del tutto diverso, distinto, anzi contrario alla decisione di eliminare la propria o la vita altrui sotto il peso della sofferenza. La vita umana, anche nella condizione dolente, è portatrice di una dignità che va sempre rispettata, che non può essere perduta ed il cui rispetto rimane incondizionato. Non esistono infatti condizioni mancando le quali la vita umana smette di essere degnamente tale e perciò può essere soppressa: «la vita ha la medesima dignità e lo stesso valore per ciascuno: il rispetto della vita dell’altro è lo stesso che si deve verso la propria esistenza».[95] Aiutare il suicida a togliersi la vita è, pertanto, un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede, anche se si compisse così un suo desiderio: «dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti».[96] Come già accennato, la dignità di ognuno, per quanto debole o sofferente, implica la dignità di tutti.


[94] Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Samaritanus bonus (14 luglio 2020), V, n. 4: AAS 112 (2020), 925.

[95] Cf. Ibidem, V, n.1: AAS 112 (2020), 919.

[96] Francesco, Udienza generale (9 febbraio 2022): L’Osservatore Romano (9 febbraio 2022), 3.

[97] Cf. soprattutto Francesco, Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), nn. 18-21: AAS 112 (2020), 975-976: “Lo scarto mondiale”. Il n. 188 della stessa Enciclica arriva a identificare una “cultura dello scarto”.

[98] Cf. Francesco, Discorso ai partecipanti al Convegno promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (21 ottobre 2017): L’Osservatore Romano (22 ottobre 2017), 8: «La vulnerabilità appartiene all’essenza dell’uomo».


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